Just my imagination – The Cranberries by Aurelienne

Comunque il mondo è sull’orlo del baratro perché vi siete convinti che la cultura umanistica non serva a niente, dovreste svegliarvi in un mondo senza arte, lingue, storia, letteratura, niente di niente e dirmi poi come si sta.

G. stava sulla cattedra a braccia conserte e sulla faccia uno sguardo amareggiato – se solo i ragazzi avessero potuto guardarla negli occhi – mentre osservava i suoi studenti.

Anche se non è chiaro perché si ostinasse a definirli suoi quando in realtà appartenevano alle macchine a cui erano legati.

⁃ Cosa intende per arte? Noi viviamo solo quello che vediamo e lo sa

Come poteva spiegare a un gruppo di adolescenti cosa intendesse? Loro non conoscevano il mondo di prima. Erano nati quando la pittura, il cinema e la scrittura erano un unicum di linee di codice costruito su misura per offrirgli – citando l’azienda produttrice dei macchinari della scuola – la “migliore esperienza possibile”. Qualcuno conosceva l’uso del colore di Pollock ma ignorava Michelangelo solo perché non era nel suo piano.

Quello che però faceva impazzire G. è che non avessero mai scritto nulla: non sapevano cosa significasse sporcarsi di inchiostro. Quindi quella mattina decise che avrebbe rischiato, contro una polizia di orwelliana memoria, e li avrebbe inchiodati ai fogli di carta.

⁃ Io non lo so come si fa!

⁃ Neanche io so com’è starsene in una cella ma oggi ho deciso che è arrivato il momento di una novità …

⁃ Questa si chiama ironia ? L’ho imparato accanto ai fratelli Marx!

⁃ Professoressaaaaa io non so tenerla in mano questa cosa!

Qualcuno si chiedeva perché quella che fino al giorno prima era addetta all’accensione delle macchine avesse preso una tale insidia. G. sorniona li aiutava a tenere la penna, come avessero sei anni invece che diciotto e gli spiegò l’esercizio

⁃ Dovete scrivere una storia. Immaginare, inventare. Usate tutte le parole e ogni informazione, ogni dettaglio incrociato nelle vostre esperienze. Spegnete le ottiche e ampliate lo sguardo! Raccontatemi di voi: di quello che sperate o sognate. Chi siete, cosa volete diventare!

Cominciarono tutti a scrivere: le penne inciampavano come i bambini di un tempo, quelli prima degli impianti cerebrali che li aiutano a camminare a pochi giorni di vita. Scrivevano male ma con furia, quell’atto di ribellione rispetto all’ordine precostituito aveva portato una luce nuova: G. lo sapeva e accovacciata sulla cattedra di ferro rideva di gusto.

Vivere soltanto per quello che si vede da fuori non ha senso se non ci guardiamo dentro: quegli adolescenti, battezzati nel cromo, lo avevano imparato stringendo una stilografica tra le dita e i loro sogni strozzati dalla tecnologia prendevano la forma di parole e analisi.

⁃ Io ho scritto che vorrei rivedere mio padre

⁃ È una bella cosa Claudio…dov’è adesso?

⁃ Lui… lui è morto prof. E io l’ho realizzato che non esiste un modo di farci tornare da chi abbiamo amato e perso.

⁃ I poeti immaginavano una cosa chiamata paradiso tu che pensi? Esiste un posto dove poter riabbracciare tuo padre?

⁃ Forse. Comunque mi piacerebbe crearlo…

⁃ Sarebbe finto! Non avrebbe più valore di quello che hai scritto: fantasie!

G. strappò i fogli di tutti e si schiarì la voce

⁃ Vi racconterò del mondo prima che voi nasceste. C’erano i musei e le sale da cinema. Tutto quello che vedete grazie alle vostre ottiche era reale! Potevamo toccare, leggere, innamorarci dentro un cinema o al mare…e a voi hanno strappato tutto.

⁃ Perché ha deciso di parlarcene oggi?

Perché?

Forse non vale davvero la pena vivere in un mondo che controlla ogni mossa e che non ti permette di essere umano, sbagliare, meravigliarti, sognare un posto da chiamare paradiso come hanno fatto migliaia di poeti?

Forse perché non conta esistere senza la curiosità di scoprire tutto quello che è stato prodotto limitandosi a una sola scelta? Un percorso e basta per renderti “perfetto” e “infallibile”? A cosa serve? G. era impazzita all’idea che i suoi ragazzi potessero diventare marionette in un mondo che di umano non aveva più nulla e voleva accendere una scintilla.

L’incendio vero e proprio divampò nell’aula e ad appiccarlo fu Claudio.

⁃ Zitti tutti, possiamo arrivare in un paradiso che niente ha di artificiale. Se moriamo tutti potremmo entrare nelle nostre storie!

G. ascoltava. La classe era in fermento. Una sola ora a scrivere ed erano tornati schifosamente umani! Avevano immaginato geografie impossibili e sognato realtà a misura di cuori giovani. Volevano andarsene, e avevano deciso di farlo assieme a quella che fino al giorno prima si limitava ad accendere le macchine, ma la polizia irruppe a spegnere l’incendio e a riavviare la professoressa. Tutti d’un colpo stettero zitti. I begli occhi di lei divennero fissi e spaventosi.

⁃ Oggi non è prevista nessuna immersione, la prossima settimana torneremo nel Medioevo. Programma ML1635: incontrerete Federico II. Buon weekend e ricordate di essere fedeli sempre alla Fentatikan!

Il sistema aveva vinto. Claudio piangeva. Tutti erano tristi. Elena avrebbe voluto salvarla come nell’ora precedente all’epilogo di questa storia lei aveva fatto con loro, donandogli la gioia di un foglio e una penna.

G. non c’era più e sarebbe stata rottamata: un funerale del cromo nel fuoco per l’ultimo essere troppo umano di questo dannato pianeta.


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