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Cinema, By Raffa

Linea mortale (1990) by Raffa

Oggi è un bel giorno per morire, così esordisce Nelson Wright, ambizioso studente di medicina, che sembra impaziente di sperimentare la morte. Ma non in maniera definitiva. Non è un aspirante suicida, ma uno scienziato (o almeno lui si ritiene tale), disposto a esplorare il mondo dell’aldilà per poi tornare a raccontarlo. Il tema del…

Henry Hathaway, la passione per il western by Raffa

Tipico professionista hollywoodiano, Hathaway fu sufficientemente versatile da rappresentare una garanzia di successo per i produttori. Era un artigiano della vecchia Hollywood, un regista capace di raccontare storie semplici, ma renderle sempre avvincenti grazie all’azione e alla cura per gli attori che sceglieva e sapeva mettere sulla scena. Poco apprezzato dai critici, realizzò tuttavia indimenticabili…

Corto circuito Di Marisa Salabelle

Quest’anno l’Oscar per il miglior film internazionale è andato a La zona d’interesse, di Jonathan Glazer. Molti italiani avrebbero preferito la vittoria di Io capitano, che pure è un ottimo film. La zona d’interesse è stato molto apprezzato ma anche molto criticato, sia perché è stato considerato inferiore rispetto al libro di Martin Amis da…

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D R A F T by LaPoetessaRossa

La vita è ovunque e niente muore mai davvero. Tutto si trasforma in un ciclo infinito e perfetto, tutto diventa niente e niente diventa tutto, perché il niente non esiste. E il tutto è incomprensibile. Parole storte e sbadigli, sorrisi strangolati e accordi stonati. Il colletto stropicciato. La macchia. Le tradizioni e la loro forza…

Una donna by Francesca Di Rosa

Una donna che ha tentato il suicidio viene salvata e fa un percorso di guarigione che dura degli anni. Ha difficoltà a vivere nel presente, a smettere di rimuginare e di proiettarsi in un futuro che non esiste, creato solo dalla sua ansia.  È in cerca del suo posto nel mondo ma non riesce a…

Il seme nero by Altiero Righetti

Dago Weinstein posò la lametta sul marmo. Tolse la schiuma superflua con un panno bagnato: era morbido, caldo. Lo passò bene su tutto il volto: sotto il naso, alle basette, al collo. Con voluttà controllata. Sul volto pallido che riluceva ora al neon bianco dello specchio restava l’ombra di un paio di baffetti a spazzolino.…

Just my imagination – The Cranberries by Aurelienne

Comunque il mondo è sull’orlo del baratro perché vi siete convinti che la cultura umanistica non serva a niente, dovreste svegliarvi in un mondo senza arte, lingue, storia, letteratura, niente di niente e dirmi poi come si sta. G. stava sulla cattedra a braccia conserte e sulla faccia uno sguardo amareggiato – se solo i…

Traslocare libri, traslocare cultura. By Teresio Bianchessi

Ho lasciato dopo oltre quarant’anni la casa dove ho trascorso un tratto fondamentale della mia vita reso felice dalla presenza di tre figli: Marina, Silvia, Andrea e per un decennio anche da quella di nonno Marino e di “Chicca” la nostra affettuosissima cagnolina.Ci siamo stati a lungo e bene tutti, poi piano piano ognuno si…

Specchiarsi nell’abisso by Daniele Baron

Con lucidità ebbra giunse sulla soglia di quel mondo fatto di specchi, privo di fondo, strano affastellarsi di immagini di dolce abbandono e di disperazione. Lei, specchio dell’abisso, non aveva paura di specchiarsi nell’abisso. Manteneva l’equilibrio, ma la vertigine la risucchiava nel vortice dell’incoscienza e sapeva che presto la corazza sarebbe andata in frantumi: nel…

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La vita breve del qui ed ora by Giusy Di Maio

La riflessione che pongo al lettore trae spunto da tutta una serie di colloqui clinici effettuati con giovani che, nel linguaggio comune che appare spesso come un contenitore privo del suo stesso contenuto, sono definiti “giovani ad alto rischio/ provenienti da contesti svantaggiati/delinquenti”. Ho deciso di portare alla luce un punto che perde la sua stessa esistenza restando imbrigliato tra le maglie di un significante la cui moda, ha implicitamente arrestato la genesi del significato di cui si fa portatore. Il risultato è stata la stasi o la completa assenza dell’immaginazione e -come a breve il lettore vedrà- della vita stessa.

Pensar(si)/Esser(si): se stessi al centro del mondo.

Un certo filone noto come Mindfulness con tutto il suo corredato di “pratiche” di cui si fa portatore, ha cominciato a diffondere largamente il concetto di qui ed ora (Hic et nunc) focalizzando l’attenzione sulla consapevolezza del momento presente, dell’essere costantemente in relazione con se stessi (con le proprie emozioni, pensieri, per fare alcuni esempi) senza restare imbrigliati tra le faticose maglie del passato e del futuro. Il focus sei tu, nel momento presente: come ti senti adesso? La risposta sarà figlia di un atteggiamento verso di sé non giudicante; per alcuni indirizzi si parla di essere compassionevoli verso di sé e così via (il tutto dipende un po’ dalle varie filosofie orientaleggianti di riferimento).

Giovanni (nome di fantasia) ha 17 anni, sopravvissuto per puro caso a diverse situazioni delinquenziali parla in maniera spavalda della sua lunga vita; avere 17 anni e recare sul corpo svariate cicatrici di operazioni più o meno gravi ti rende grande agli occhi di quelli che vedono in te uno forte, potente, che ce la fa e che -ora- è un re che cammina per le strade del suo quartiere con il viso alto, gli occhi serrati pronti a sferrare un colpo.

“Dottorè Io mo’ esisto sono il re qua; comando io la gente quando mi vede abbassa la testa perché lo sanno che se parlano qua salta qualcuno. Il futuro? E’ che è il futuro? Guardate il tatuaggio nuovo che tengo; su TikTok una (bona) parlava e sto fatto del momento presente a me mi piace sta storia. Stavo pensando io non voglio morire vecchio, non voglio essere vecchio, che schifo.. a fa quella fine dentro ai letti d’ospedale… Noo… Io mo sto qua e tengo tutto sotto le mani mie! Io come mi penso da grande? Come mi immagino con una fotografia tra qualche anno? Dottorè la foto mia che immagino è quella del Camposanto.. Io mo’ voglio tutto e subito, se lo penso vuol dire che lo voglio e se lo voglio la avrò, Il futuro non esiste ci sta solo il presente”1

Viviamo costantemente immersi in quella che René Kaës, definisce “cultura dell’urgenza”; una cultura dell’urgenza e immediatezza che ha trasformato la temporalità del mondo post-moderno. Il rapporto con il tempo privilegia l’incontro sincronico, il qui ed ora: il tempo corto prevale sul tempo lungo. Il legame è mantenuto nell’attuale, sfugge alla storia poiché la certezza che l’avvenire è indecidibile è la sola certezza2.

Il qui ed ora del tempo corto, senza legami: “Io ci sono, adesso”. la spasmodica ricerca del tempo presente si traduce nel frenetico utilizzo (per fare un esempio) di tecnologie che propongono ormai sempre più l’uso del tempo corto su quello lungo3

L’idea di aderire alla sola visione di sé come esistente nel solo tempo presente rischia paradossalmente di deresponsabilizzare il soggetto dalla sua stessa esistenza correndo il rischio di renderlo spettatore e non più attore della sua stessa vita. La nostra storia è ricca di particolari (persone, oggetti, soggetti, luoghi ed eventi). Una storia senza tempi è impossibile da scrivere e anche quando scriviamo nel tempo presente, non esiste solo questo tempo poiché lo snodo del racconto è già esso stesso spalmato su una lingua temporale che già per il solo fatto di essere raccontata si è spostata all’interno di un tempo che non è più quello inziale.

Immaginarsi all’interno dei tempi implica però una piccola quota di sofferenza, perché dico questo?

Muoversi lungo le linee temporali comporta ammettere di essere esseri mancanti (un grande problema per l’umano). Devo valutare l’ipotesi dell’errore e ammettere di aver sbagliato (ho sbagliato partner, lavoro?); devo esser capace di sostenere il fallimento, la paura (della perdita, malattia e morte), devo accettare che cambierò (peso, aspetto, gusti, idee?) e che io in realtà, per quanto sia convito di avere le redini della mia stessa vita, tutto sommato il controllo non posso averlo più di tanto.

Ammettere di non poter detenere il controllo rende liberi.

Il regalo più grande che possiamo farci è l’immaginazione e la fantasia che galleggia come una boa in mare aperto che ogni tanto va alla deriva e poi resta ancorata al suo stesso punto.

Pensarsi nel tempo scioglie i nodi; pensarsi però non vuol dire giudicarsi o farsi fardello di un tempo straordinario perché il futuro non essendo ancora stato e non potendo sapere se sarà, apre alla libertà.

Il non conosciuto -lo sconosciuto- diviene noto e quindi conosciuto quando è incontrato. Per conoscere te stesso nel presente devi pensarti, giocando e ridendo di te, nel futuro gettando un piccolo sguardo in quel tempo che ormai è già stato, che è il passato.

Giovanni un futuro non l’ha avuto. Cosa resta? Il viso controluce e quella peluria che faceva intravedere un bambino rimasto intrappolato non nella porta di Narnia, ma nelle grate delle porte di un quartiere che non ha mai visto il sole ma il freddo, il buio e la chiusura di una società intera che ha pensato al posto di Giovanni.

E’ questa stessa società che nega il futuro ai Giovanni; che impedisce a questi ragazzi di pensarsi e immaginarsi perché tu non puoi farlo.

Dott.ssa Giuseppina Simona Di Maio,


Residuo by Simon james Terzo
















C’è una coda
Di lucertola
Nel vaso con la terra
Dove spengo
L’ennesima sigaretta
E le mie orecchie
Solo che fischiano
A parte il moto
Di sottofondo
Del mio whisky liscio
Che roteo in mano
Giocando a yahtzee
Per battare il diavolo
“Tu sei un angelo”
Dice
“Una cosa simile
Ad una spessa cicatrice”
Eiaculare scusa,
Come scrivere, a me
Lenisce
L’inferno che il tuo io
Partorisce
Bave alla bocca
Colpi alle ossa
Sbirri e manganelli
Sulle reni
A compensare la mancanza
Delle imeni
La mia carne sopra sciolta
Tipo mentos nella cola
Sshhh
Baby,
Come vedi,
L’infrangersi arreso
Ai tuoi nudi piedi
Mentre ti fai la doccia
Dopo che vieni
Esibita alla mia orda
Alla mia genesi
Ballata da baldracca
Fino al mio cremisi
Notti sedimenti
Negli alveoli
Discorsi nel pentacolo
Dei tuoi poteri
Sono doppio
Tipo i seni
Singolo
Vibratore senza geni
Come a poker
Se vuoi giocare
Allora vedi
Sshhh
Baby,
Come non vedi,
La mia vita diurna
È solo fottuta insonnia
L’imbruno che arriva
L’altra faccia della storia
Come Chet Baker
Volevo gonfiare le guance
Per una ragione invece
Niente My funny
Valentine
Tutto tace
Fantasmi m’escono dalla bocca
Ballantine’s
Non mi proteggo mai
Sono il poeta morto
Nella stanza accanto
Chiama la volante
Quando senti
Puzza di marcio
La vita è una merda
Ho addosso una mosca
La vita è un’esosa escort
Gratis ho fatto lo stesso
Indossando una corona
Cambiando inutilmente
Lenzuola
C’è una coda
Di lucertola
Nel letto con la terra
Dove perdo
L’ennesima sigaretta
Sshhh
Senti l’anima come mi fa
“Crack”
Senti la mia bocca come fa
“Ahahah”

Fuori di strada, di Stefano Moscatelli (Il ramo e la foglia, 2024) Recensione di Marisa Salabelle

Recensire una raccolta di racconti è più difficile che recensire un romanzo: le storie sono diverse, i personaggi numerosi, manca una vicenda centrale che unifichi, perciò è necessario cercare di cogliere altri elementi: uno spirito comune ai diversi testi antologizzati, delle tematiche ricorrenti, uno stile. Nel caso della raccolta Fuori di strada di Stefano Moscatelli (Il ramo e la foglia, 2024) possiamo soffermarci innanzitutto sul titolo: i protagonisti dei racconti sono infatti personaggi che si trovano a un bivio, a una svolta, o addirittura alla tentazione di uscire da una strada che sembrava o era tracciata, e questa è senza dubbio una chiave interpretativa importante; se poi al titolo aggiungiamo il sottotitolo, “Storie di circostanze e casualità”, vediamo come il caso venga assunto quale elemento motore delle storie narrate. Ci illumina, infine, l’incipit tolstoiano del primo racconto, Aspettami. “Tutte le storie normali si assomigliano; ogni storia straordinaria è straordinaria a modo suo”. Ecco quindi che abbiamo dei criteri che ci permettono di indagare il senso di questi racconti, belli e originali, in qualche modo spiazzanti.

Nel già citato racconto di apertura, Aspettami, il protagonista, reduce da una relazione importante che è riuscito a mandare in malora a causa di una non ben chiara “inquietudine”, prova un’attrazione inspiegabile verso una vecchia casa abbandonata e si trova coinvolto in una vicenda che riguarda un’anziana donna e il fidanzato di un tempo, che non è mai tornato dalla guerra: un uomo nel quale il protagonista si immedesima fino a perdere la propria identità.

Un bambino partorito in un prato e allevato dai pastori, un essere semiselvaggio che nello stesso piano in cui è nato troverà morte violenta; un ragazzo cresciuto in orfanotrofio, che neanche l’affetto della madre adottiva riesce a sbloccare e che cerca maldestramente la sua strada inventandosi un amore con una ragazza che non conosce se non da frammenti di carta che trova nella spazzatura; una donna dagli occhi tristi; due fratelli che vivono insieme e che svolgono lavori affini e opposti allo stesso tempo; un marito che cerca di assecondare il desiderio di maternità della moglie senza esserne in realtà convinto: sono questi e altri i protagonisti stralunati dei racconti di Moscatelli, tutti “fuori di strada”, o perché si trovano in un momento cruciale della loro vita, o perché in realtà dentro quella strada non ci sono mai veramente stati.

Resta da dire qualcosa sullo stile dell’autore: una scrittura elegante, classica, raffinata senza perdere leggibilità, attenta ai dettagli. Un esordio indubbiamente pregevole, questo, per un autore non giovanissimo, un medico che, come tanti suoi colleghi illustri, ha attinto dalla sua esperienza il materiale con cui costruire le sue storie.




Lettera ai nonni by Marisa Salabelle

Cari nonni, ora che l’asilo nido è chiuso sono molto felice di venire a casa vostra tutte le mattine, perché voi avete tutto ciò di cui ho bisogno. In casa vostra ci sono moltissimi sportelli e io lo so che non dovrei aprirli, infatti faccio “no no no” col ditino, ma poi, cosa volete, è più forte di me, e dentro gli sportelli c’è ogni ben di Dio. Piatti e bicchieri di plastica, pentole e coperchi che posso sbattere quanto mi pare, calze della Befana che risalgono a quando i vostri figli erano bambini e candeline di migliaia di compleanni, libri che posso rovesciare a terra, per non parlare dello sportello che contiene le tovaglie. Che goduria, carissimi nonni!

Nel vostro albergo inoltre si mangia divinamente, e oggi mi sono gustato un piatto di pasta al pomodoro, un uovo strapazzato, qualche bocconcino di petto di pollo, mezza arancia e una banana. Sul lettone riesco a fare dei sonnellini eccezionali e il terrazzino tanto amato dalla nonna è anche il mio preferito. Perciò la mia proposta è questa: d’ora in avanti verrò sempre da voi, e al diavolo l’asilo nido!


“C’è un’antica tradizione ebraica per cui un bambino comincia a studiare la Torah, proprio la prima volta, quando ha letto la prima parola, gli viene dato un po’ di miele o un dolce. In questo modo assocerai sempre lo studio ai dolci” (p. 169, Natalie Godberg, The Joy of Writing).

Qualche giorno fa scrivevo sul cellulare:

“Concentrati sul goderti il ​​processo, non sul successo” Qualcosa che spesso dimentichiamo. Quando vado a fare una passeggiata ogni giorno alle 7:30, il mio indicatore segna 3 km, ma la passeggiata è così bella che a volte mi dimentico del suo divertimento, ossessionato dal raggiungimento del mio obiettivo. Nelle attività quotidiane ci lasciamo trasportare dietro centinaia di obiettivi, ma tendiamo a dimenticare che ogni minuto è un’occasione per divertirsi. Dietro quella svolta, o quella domanda, o quel contatto, o quel cammino c’è la gemma capace di illuminare la nostra vita.

Natalie Goldberg cita una frase di Gore Vidal: “scrivere bene è il viaggio più bello che esista. Non crediamo nel problema di scrivere bene, semplicemente scrivere è il paradiso”. Molti di noi hanno vissuto lavori precari, mal pagati o relazioni tossiche, e dovremmo dire a noi stessi che l’attività può essere molto vicina al paradiso, sta a noi trovare quel gioiello.

Devo confessare che per molti anni non sono riuscito a trovarlo.


ne, diagnosi e cura per la persona, i gruppi, gli organismi sociali e la comunità.

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