Le truffe editoriali di Stelvio La Faina, di Stefano Tonietto (Exorma, 2024) Recensione di Marisa Salabelle

Nomina sunt omina, dicevano gli antichi, e se uno si chiama La Faina si può star certi che si tratti di un furbo e di un truffatore. E in effetti, in questo delizioso libro di Stefano Tonietto, Le truffe editoriali di Stelvio La Faina, è di un personaggio alquanto losco che si parla. Stelvio La Faina è il titolare di una minuscola casa editrice, alle prese con un periodo di crisi nera. Come evitare il fallimento? La Faina ha un’idea: lanciare una collana di classici, magari rilegati in pelle con dorso in oro. Ma non si tratterà dei soliti classici che tutti conoscono: le opere che ne faranno parte saranno degli inediti, scovati con grande impegno dall’editore e dai suoi collaboratori e pronti per essere proposti al pubblico, così da risvegliare l’interesse per i nostri autori più celebri e rivederli in una luce nuova e diversa. Quelli che l’astuto La Faina intende proporre, però, sono testi apocrifi, inventati di sana pianta, dei falsi, in poche parole. E non serve che l’inorridita segretaria si scandalizzi e tema gravi conseguenze: l’operazione andrà avanti, costi quel che costi.

Ed ecco una serie di testi sorprendenti ed esilaranti: dalle Omelette morali, di Giacomo Leopardi, al sonetto che Ugo Foscolo ancora adolescente dedicò alla madre, col suo incipit strabiliante (Né mai più toccherò le poppe tonde…), in seguito riciclato, con le modifiche del caso, col titolo A Zacinto. Ci sono brani della Recherche riscritti alla maniera di Giovanni Verga e stralci dei Malavoglia come se li avesse scritti Marcel Proust; ci sono i sonetti che un frustrato professore di letteratura chiamato Francesco Tetrarca rivolge a un’alunna dal suggestivo nome di Laula; l’Allegria di Ungaretti diventa di Italo Svevo, con le indispensabili allusioni all’ultima sigaretta; si fa il verso a Rabelais, a Montale, a Edgar Lee Masters. Non a caso Stefano Tonietto, del quale spiccano l’approfondita conoscenza dei classici e il forte senso dell’umorismo, è membro dell’OpLePo, cugino italiano dell’Oulipo: di qui la proliferazione di parodie, nonsense, riscritture, per il sommo divertimento di lettori e lettrici.

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