Mary Shelley’s Stanzasby Luisa Zambrotta

(blog di Luisa)

Image: Portrait of Mary Shelley- Miniature watercolour on ivory, laid on card, by Reginald Easton (painted sometime between 1851 and 1893). – Bodleian Libraries, University of Oxford

La scrittrice romantica inglese Mary Shelley nacque il 30 agosto 1797 a Londra.
Suo padre era il filosofo politico William Godwin e sua madre era la filosofa e attivista femminista Mary Wollstonecraft, morta di parto
Mary Shelley è famosa per il suo “Frankenstein”, pubblicato quando aveva 21 anni. Nessuna delle sue opere pubblicate in seguito eguaglia la potenza di quel primo romanzo leggendario.

Comunque scrisse altri romanzi, diari di viaggio e racconti per riviste popolari. Molti anni dopo la morte di suo marito, il poeta Percy Bysshe Shelley si dedicò anche alla poesia, in particolare elegie contenenti allusioni a suo marito.
La seguente poesia “Strofe” (“Oh, vieni da me in sogno, amore mio!”) fu scritta nel 1834 e pubblicata nel 1839 in “The Keepsake” (il souvenir). Si trattava di un annuale letterario britannico, una raccolta di poesie, brevi saggi, brevi storie e incisioni. Era un volume ideato per attrarre le giovani donne della classe media, pubblicato alla fine dell’anno, da poter essere usato come regalo di Natale.

Scrivere per gli annuali è stato visto da molti critici come un lavoro fatto solo per soldi. Tuttavia, anche altri importanti scrittori dell’epoca, come i poeti romantici William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, hanno approfittato di quel mercato redditizio.

I racconti di Mary Shelley sono spesso scarsamente considerati dagli studiosi, perché apparvero in The Keepsake e altri annuali, ma va ricordato che la sua situazione finanziaria della scrittrice, durante la prima infanzia, il matrimonio e la maggior parte della sua vedovanza, è sempre stata problematica .

Oh, vieni da me in sogno, amore mio!
Non chiederò gioia più cara;
vieni con i raggi delle stelle, amore mio,
e imprimi il tuo bacio sulle mie palpebre.

Fu così, come narrano le antiche favole,
che Amore visitava una fanciulla greca,
finché lei non disturbò il sacro incantesimo,
e al risveglio trovò distrutta ogni sua speranza.

Ma il sonno gentile mi velerà la vista,
e la lampada di Psiche sarà oscura,
quando nelle visioni della notte,
tu mi rinnoverai le tue promesse.

Allora vieni da me in sogno, amore mio!
Non chiederò gioia più cara;
vieni con i raggi delle stelle, amore mio,
e imprimi il tuo bacio sulle mie palpebre.
(trad: L.Z.)

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