App di incontri e relazioni by Giusy Di Maio

L’altro giorno, scorrendo la pagina del reader, ho letto uno scritto meraviglioso nato dalla penna di Marcella Donagemma. Il caso -che notoriamente, non esiste- si è presentato come la lama tondeggiante e lucida di un coltello che trovi nell’albergo a tre stelle dove qualcuno fa vacanze estive. La mia mente, allora, si è fatta lama e la mia esperienza clinica marmellata fluida e melmosa pronta ad impattare su una calda e croccante fetta di pane tostato: il mondo interno di molti dei miei pazienti spesso rigidi, croccanti, pronti ad andare in frantumi al primo tocco.

Uno degli effetti a lungo termine della pandemia da Covid-19, è stato l’uso massiccio dei dispositivi tecnologici (in generale) e delle app/siti di incontro, nello specifico.

Ho riscontrato nella mia esperienza clinica che l’incontro con l’altro -specie con finalità amorose- non avviene più in maniera casuale oppure ricercata nella spontaneità della vita quotidiana, ma avviene per strisciata.

Quando i pazienti mi raccontano della possibilità o impossibilità di vivere un rapporto sensuale/amoroso/sessuale, non mi raccontano della bellezza dell’incontro per strada, al bar, al mare, mi parlano -invece- di foto profilo, di volti cibernetici, di circuiti freddi, like e smile. La piattaforma maggiormente utilizzata per far ciò è Tinder. In origine l’app era inclusa all’interno di Hatch Labs, l’applicazione è stata lanciata nel 2012, ma è nel 2014 che arriva a circa un miliardo di swipes al giorno. Tinder è infatti tra le prime swiping apps in cui l’utente usa un movimento che procede per strisciata con cui sceglie e visualizza le foto degli utenti.

Che cosa accade al mondo delle relazioni?

Le app di incontri danno l’illusione di rendere più veloce e semplice l’entrare in contatto con persone con interessi e desideri simili. Nel pieno dell’alienazione, con solo uno smartphone tra le mani, che tu sia seduto sul wc, sdraiato nel letto senza nemmeno esserti fatto una doccia; che tu sia in metro, in una casa sporca o lussuosa, app come Tinder ti consentono il link immediato al sesso dei desideri. Non c’è sforzo, prendo quello che voglio. Desidero queste specifiche caratteristiche ed eccole lì.. pronte sotto al mio polpastrello.

Sono diversi gli studi che hanno indagato una possibile correlazione tra disturbi d’ansia, bassa autostima e depressione in conseguenza dell’uso dell’app. Una ricerca condotta da  Chin Her e Timmermans (2021), ha riscontrato il verificarsi di una bassa percentuale di corrispondenze – match – da parte dei potenziali partner, soprattutto per gli uomini over 40; questo studio, inoltre, ha anche rilevato che circa il 50% dei contatti compatibili non risponde ai messaggi. Di conseguenza, gli utenti si sentirebbero costantemente “non apprezzati” o ignorati e questo contribuirebbe all’innalzamento dei loro livelli di ansia e depressione. Altro dato rilevato concerne l’esperienza legata al ghosting ovvero la pratica di interrompere bruscamente le comunicazioni, il non presentarsi all’appuntamento ripetutamente e così via, senza dare una spiegazione; secondo alcuni studi (Ting & McLachlan, 2022) il ghosting può essere un’esperienza disumanizzante e psicologicamente dannosa per la salute mentale.

Esperienze come quelle del ghosting, portano la persona a mettere seriamente in dubbio se stessa; si dubita della propria prestanza fisica, delle proprie capacità comunicative e delle proprie abilità relazionali. Uno studio di Sumter et al. (2017) ha esaminato l’effetto dell’uso di Tinder sulla valutazione di sé e sull’autostima degli utenti: i risultati hanno indicato che gli individui che utilizzano Tinder in modo intensivo tendono ad avere una valutazione di sé più negativa e una bassa autostima. Questo potrebbe essere attribuito alla natura selettiva dell’applicazione, che espone molto spesso l’utente al confronto sociale e a dover gestire la propria insoddisfazione di fronte a una vasta gamma di profili e potenziali partner.

Un altro dato rilevante, concerne la possibilità di incorrere in catfish ovvero in false identità online, in persone che rubano foto profilo da altri utenti e che si spacciano per chi non sono. Così come non di rado capita che l’incontro con la persona reale si riveli un grande bluff perché l’utente con cui si è in comunicazione da diverso tempo, ha fatto uso massiccio di filtri e nella real life è molto diverso da quanto online appare.

App come Tinder, inoltre, offrono sesso facile (e rischioso). Molti pazienti raccontano di essersi trovati in brutte situazioni, in scenari che non volevano, che non desideravano e di non esser stati capaci di dire no.

Le vedo le persone che mi raccontano della loro disastrosa vita amorosa; si raccontano attraverso la difficoltà dell’entrare in relazione con l’altro, del bisogno di essere visti, della paura del rifiuto e dello stressante confronto social-e.

Sembrano Würstel, carne separata meccanicamente assemblata poi alla meno peggio: ossa frantumate, pelle distesa, corpo bollito. Escono fusi dall’esperienza dell’app di incontri eppure persistono: perchè?

La contemporaneità è complessa poiché si snoda su due piani (real e cyber spazio) che sono sempre meno separati. Le relazioni perdono intensità e importanza perché tanto posso inviare baci a abbracci online a tutti; sono senza impegno, anche se sono sposato posso fare il figo in giro.. nell’online tutto è concesso.

E’ concesso allora vestirmi da wurstel e rendermi appetibile per l’altro, quell’altro che fuori dai circuiti non riuscirei mai ad incontrare.

“Doc io quando vado online divento altro da quello che sono. Non sono lo schifo che tutti vedono ogni giorno, il mio sovrappeso non esiste, i miei brufoli sono cancellati. Non temo di dover fermare qualcuno o essere notata per strada; non rischio niente, online! Carico le mie foto e mi metto in bella mostra; nel frattempo mi godo le foto degli altri, è così divertente cazzeggiare con tutto il mondo che è lì.. alla mia portata.

Cosa accade quando spengo tutto?

Non saprei..

E’ strana la sensazione di essere spenti è come sentirmi vuota. Mi costringe a pensare.. a riflettere su tutto la merda che c’è in me e intorno a me. Quando tutto è spento sento l’ansia crescente, il vuoto che si fa strada. Sento l’angoscia di essere tagliata fuori dal mondo, il disagio di dovermi mostrare senza filtri.

Tinder mi permette di vivere la finzione della realtà”.

Parafrasando Fédida le personalità narcisistiche, enclavi autistiche interne alla nevrosi, depressioni cui l’umano oggi è esposto sollecitano l’esperienza della disumanità; essa entra in gioco soprattutto negli aspetti della relazionalità, nella perdita del volto cui l’online espone, nella perdita della voce, nella cancellazione della parola e nella percezione dell’altro simile che diviene sempre più simile ma lontano, diventando una inquietante estraneità.

L’uomo diviene sempre più straniero a se stesso.

L’umano perde i propri connotati e diviene disumano.

Dott.ssa Giuseppina Simona Di Maio,
Psicologa Clinica, Albo degli Psicologi della Campania n.9767
Esperta in Disagio giovanile, devianza sociale e comportamenti a rischio,
Esperta in malessere adolescenziale e adolescenza
Psicologa scolastica,
Svolge attività di prevenzione, diagnosi e cura per la persona, i gruppi, gli organismi sociali e la comunità.

Sumter, Sindy R., Laura Vandenbosch, and Loes Ligtenberg. 2017. Love me Tinder: Untangling emerging adults’ motivations for using the dating application Tinder. Telematics and Informatics34: 67–78.

Yu-Chin Her & Elisabeth Timmermans (2021) Tinder blue, mental flu? Exploring the associations between Tinder use and well-being, Information, Communication & Society, 24:9, 1303-1319, DOI: 10.1080/1369118X.2020.1764606

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