Marcello Comitini – Al poeta maturo e consapevole

Non fingere
che la tua anima vinca il corpo
non credere all’eterna giovinezza
dei tuoi sentimenti
o che la dolcezza appartenga al cuore.
Ci sono spine nella tua carne
e spine nella tua anima
che strappano a brandelli i sogni
(li annegheranno domani
nella palude dei ricordi).
Credi nelle tue parole e dimentichi
il tuo fiato che sempre più corto
geme come un bosco profondo
nei tuoi polmoni.
La tua incapacità di resistere al pianto
non è più forte della voglia di cadere
tra le braccia di colei che ti amava
e disperdeva
le incertezze e le paure.
Tu prendile il cuore
che custodisce tra i baci non donati
mordilo come se carezzassi
e mordessi il seno di una sconosciuta.
E adesso guarda il suo sangue
come zampilla
come scorre sulla tua lingua e bevilo
come quello di una martire
che ti offre le ferite
mistiche del suo amore
mentre i capelli le si spiegano sulle spalle
in punte di fiamme torbide.
Nel tempo della tua vecchiaia
come il fogliame nell’autunno
aggrappato ai rami del vento
rivivrai le tue memorie
ritoccherai le loro immagini,
vendicherai gli anni delle sofferenze
che t’infliggevano altre simili a lei
dal cuore di pietra scolpito nell’oblio.
Tu che la sorte ti vuole poeta
sai che m’impose il mestiere
d’essere anch’io poeta.
Alla storia dell’Universo
aggiungo il mio destino di ansia,
paura d’amare e vane vicissitudini.
A volte ho provato rimorso
e altre invidia di te
che maturo e consapevole
m’intimorisci.
È meglio che tu non creda
alle profezie amare di questo sconosciuto
che duplica la tua immagine
nello specchio su cui ti sto scrivendo.


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