Quello che ho sempre amato nella mia vita sono le storie. Le storie che ho letto, quelle che ho ascoltato, quelle che ho visto al cinema o nelle serie tv. La mia testa è imbottita di storie, nel mio cervello sono stipati tutti i romanzi che ho letto, tutti i film che ho visto, tutte le voci che hanno parlato, come nella testa del professor Kien si ammucchiavano i libri che la sera depositava sul pavimento della sua camera d’albergo. E quello che ho sempre desiderato fare è raccontare storie, raccontare la vita, pari pari, così com’è, perché la vita secondo me si può raccontare tutta. Mica solo una storia d’amore, che ne so, tra Anna e Vronskij, mica solo un bel delitto a colpi d’accetta, o vicende avventurose di due fidanzati che non riescono a celebrare il loro matrimonio, o dinosauri che vengono richiamati in vita da uno scienziato visionario o grandi balene bianche, tigri di Mompracem e donne che inghiottiscono arsenico a manciate. No, quello che vorrei saper raccontare è tutto, ma proprio tutto, la nascita di un bambino, la morte di una donna molto anziana, panni stesi sul balcone, una bottiglia di plastica abbandonata sulla spiaggia, una macchina posteggiata di sghembo sul marciapiede, un ragazzo in bicicletta che arranca lento su per una salita. Le cose eroiche vanno bene, partigiani che fanno saltare un ponte, il generale Kutuzov, una ragazza che mette una bomba sotto il letto di un generale, e anche le cose che fanno piangere, il soldato semplice Nemecksec, il piccolo Humphrey caduto dall’albero, Clark Gable che non vuole seppellire la piccola Diletta e Marnie che spara al cavallo ferito e poi dice “ecco fatto” con voce di bambina. Ma anche le cose molto banali, una ragazza che corre lungo una strada in discesa per arrivare in tempo alla fermata dell’autobus, un bambino che manda messaggi vocali al nonno, uno studente che non ha voglia di entrare in classe, una zingara seduta sugli scalini del Battistero. Vanno bene le cose romantiche, lui che le manda scatole di cioccolatini, lei che lo saluta dalla finestra, loro due che si corrono incontro sulla spiaggia, anche se questa invero sembra un po’ vista e rivista, ma vanno ancora meglio quelle che romantiche non sono affatto, come lei che butta nella spazzatura il mazzo di fiori e lui che entra in casa tutto incazzato e dice “che cos’è questo puzzo di bruciato”, le cose belle come il mare tutto scintillante di puntini d’argento e le montagne brune per la distanza, le foglie nuove di primavera di un verde commovente e le distese di margherite nei prati non ancora rasati, ma vanno ancora meglio i bordi della strada disseminati di cartacce, un incarto di merendina volato nel tuo giardino, la cacca di un cane sul marciapiede e l’odore che sprigiona quando distrattamente la calpesti e poi tutto mescolato insieme come un minestrone che più roba ci metti più viene saporito, un cartoccio di olive, la birra, il vomito di un ubriaco in un angolo, la cucina in disordine e i piatti sporchi ammucchiati nell’acquaio, profumo di gelsomino, puzzo di piscio, i gerani sul balcone, nuvole nere, piove, c’è il sole, la Madonna coglie un fiore, un vecchio su una sedia a rotelle, mascherine abbandonate per terra, bandiere della pace alla finestra, l’Ucraina la Siria lo Yemen, andiamo a fare un aperitivo, si capovolge barcone di migranti, 57 probabili morti tra i quali almeno cinque bambini, ho bisogno di una maglia di cotone da abbinare ai jeans, mille civili asserragliati a Mariupol, mi piace l’odore del napalm la mattina presto, ma è buono anche quello del caffè fatto con la moka, che fretta c’era maledetta primavera, l’ho lasciata che dormiva, respirava, era viva come me, qui sull’arida schiena del formidabil monte, qualcuno ha mollato una scoreggia, qualcuno ha sganciato la bomba, metti al bando la bomba, fate l’amore non fate la guerra, non ho capito perché mi volete internare in una casa di cura, ho ancora tante storie da raccontare, no dottore, per favore, per un attimo la mente mi si è accesa e qualcosa si bruciò.

Buon testo Marisa! È vero tante storie che vogliamo raccontare e viverle. saluti Juan
Me gustaLe gusta a 1 persona
Grazie, Juan!
Me gustaLe gusta a 1 persona
Marisa, peccato che viviamo in un mondo che vuole sfidare la velocità della luce. Resta forse una utopia il fatto di portarlo avanti, ma è già tanto che le hai riportate al nostro pensiero, piccole o grande riflessioni ne derivano. 🌷
Me gustaLe gusta a 2 personas
Un bellissimo, e sincero, «Stream of Consciousness», come sarebbe piaciuto a Joyce.
Me gustaLe gusta a 3 personas