Grazie Pina Bertoli per la selezione! —j re crivello
L’otto marzo è la Giornata internazionale dei diritti della Donna, data in cui vengono ricordate le battaglie politiche e sociali che le donne hanno sostenuto per vedere riconosciuti i loro diritti. Si tratta di una ricorrenza che cade in una data simbolica: sebbene per molto tempo sia stata ricollegata allo sciopero avvenuto nel 1908 a New York all’interno di una fabbrica tessile, dove centinaia di operaie persero la vita, in realtà è una celebrazione che va a evidenziare tutti gli sforzi che, specialmente nel corso del Novecento, sono stati compiuti per ottenere la parità di genere.
La rassegna di oggi è quindi dedicata a dodici scrittrici e alle loro opere. Sul blog, nella sezione Recensioni, potete trovare tante altre opere scritte da donne. E se amate l’arte, nella sezione Arte trovate tante artiste.

La via delle sorelle, di Gaia Manzini, Bompiani 2023, pp. 160
Nella vita i legami che scegliamo ci definiscono più di quelli in cui ci troviamo nascendo. Per ogni donna il rapporto con le amiche è una relazione fondativa, capace di determinare la direzione di un’esistenza intera: di indicare una via. Ci sono le amiche sorelle, unite da un legame simbiotico; le complici di sfide e trasgressioni; le compagne in cui specchiarsi per riconoscersi; ma anche quelle che tradiscono perché sanno colpire nel punto di massima debolezza: le amiche geniali, le amiche fatali. È in questa misteriosa incubatrice di fioriture, in questo regno magico e a volte inquietante fatto di presenze cangianti che Gaia Manzini sceglie di addentrarsi. Le vicende di amiche passate alla storia – scrittrici, artiste, donne coraggiose – si intrecciano con quelle delle amiche di una vita, in un controcanto che lascia emergere dell’amicizia le sfumature più delicate e difficili da pronunciare. Se sono donne destinate a lasciare traccia di sé o solo incontri fugaci non conta: ogni legame, in queste pagine, racchiude lo stesso potere trasformativo. Un caleidoscopio di racconti nel quale rileggere la nostra vita, ripensare i rapporti che ci hanno fatto crescere, riconoscere aspetti inconfessabili di noi che solo certe amicizie hanno la forza giusta per poter sfiorare. La via delle sorelle è, al contempo, un’indagine letteraria su un sentimento troppo spesso dato per scontato e un vibrante memoir dedicato a tutte le amiche che hanno saputo cercarsi e riconoscersi. Perché l’amicizia è sempre e comunque un viaggio al centro del proprio cuore.

Il pozzo delle bambole, di Simona Baldelli, Sellerio editore 2023, pp. 420
Attraverso lo sguardo della giovane e combattiva Nina, Simona Baldelli racconta l’Italia che dalla rovina della guerra corre verso gli anni Sessanta inseguendo il sogno di un riscatto.
Nina viene abbandonata in un orfanotrofio nell’immediato dopoguerra. Le suore fanno la cresta sul vitto e le elemosine, il confine fra disciplina e oppressione è molto sottile e le punizioni corporali e psicologiche sono parte integrante del sistema di educazione. Quando Nina compie sette anni, arriva Lucia, che ha la sua età e non possiede la scorza necessaria per salvarsi dall’insensata cattiveria delle monache. Nina si sente in dovere di difenderla. Insieme all’amicizia, scopre la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, mentre cresce in lei il senso di esclusione. Oltre le mura dell’istituto c’è un mondo al quale loro non hanno accesso e dove accadono fatti clamorosi – la nascita della televisione, il discorso rivoluzionario di un reverendo nero, l’assassinio di J.F. Kennedy, dighe che straripano e trascinano a valle migliaia di corpi, la morte del Papa buono. Quando a diciott’anni Nina esce dall’orfanotrofio trova davanti a sé un continente inesplorato. La sua vita sembra iniziare da capo: incontra nuove amiche, con loro partecipa a manifestazioni e scioperi e alla storica occupazione del grande tabacchificio di Lanciano, nel maggio del 1968, durata per ben quaranta giorni. Le vicende private e sentimentali delle ragazze si mescolano a quelle pubbliche, tutto attorno l’Italia cambia, pare lasciarsi indietro l’oscurità del passato, scopre i consumi e le réclame, la moda e le prime utilitarie, mentre le radio a transistor raccontano una trasformazione dei costumi a tempo di canzoni. La colonna sonora di ciò che poteva essere e non è stato.
Il pozzo delle bambole racchiude in sé molti romanzi: una storia di crescita e di formazione, sulla scoperta del mondo palmo a palmo; un’avventura di collegio, di istituto, di camerate e cucine, spazi in cui crescere e trasformarsi; un affresco storico sul dopoguerra che è anche racconto di fabbrica e lotte; e soprattutto un romanzo di donne che diventano consapevoli, commettono errori, avanzano e retrocedono in una lotta lunga e difficile che Simona Baldelli descrive con ritmo, verosimiglianza, attenzione e sensibilità.
Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Evelina e le fate (Giunti 2013) è il suo primo romanzo, finalista al Premio Calvino 2012 e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il tempo bambino (Giunti 2014), La vita a rovescio (Giunti 2016), È facile vivere bene nelle Marche se sai cosa fare (Newton Compton 2016), L’ultimo spartito di Rossini (Piemme 2018).

La malnata, di Beatrice Salvioni, Einaudi 2023, pp. 248
Solo la forza di un’amicizia indissolubile può spingere due ragazzine a ribellarsi all’ingiustizia. Soprattutto nel gretto conformismo dell’Italia fascista. Un’adolescente reietta, e una coetanea che impara a conoscerla per davvero, al di là di ogni pregiudizio. E che grazie a lei trova il coraggio di far sentire la propria voce, la propria verità. Un coinvolgente romanzo di formazione sullo sfondo di una provincia padana oppressa dal controllo, dal sessismo e dalla violenza del Ventennio.
Monza, marzo 1936: sulla riva del Lambro, due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il tricolore. Sono sconvolte e semisvestite. È Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha condotte fino a lì. Dodicenne perbene di famiglia borghese, ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango. Sogna di diventare sua amica, nonostante tutti in città la considerino una che scaglia maledizioni, e la disprezzino chiamandola Malnata. Ma quella sua aria decisa, l’aria di una che non ha paura di niente, la affascina. Sarà il furto delle ciliegie, la sua prima bugia, a farle diventare amiche. Sullo sfondo della guerra di Abissinia, del dolore per la perdita e degli scompigli dell’adolescenza, Francesca impara con lei a denunciare la sopraffazione e l’abuso di potere, soprattutto quello maschile, nonostante la riprovazione della comunità.
Beatrice Salvioni è laureata in Filologia moderna presso l’Università Cattolica di Milano, ha frequentato inoltre la scuola Holden. Nel 2021 ha vinto il premio Calvino nella sezione racconti inediti con l’opera, Il volo notturno delle lingue mozzate. Nel 2023 esce per Einaudi La Malnata, in contemporanea con Francia, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Turchia, e Bulgaria.

Il tempo della nostalgia, di Natàlia Romaní, Salani editore 2022, traduzione dallo spagnolo Sara Cavarero, pp. 416
Un libro che ci ricorda che la letteratura stessa è viaggio, lo strumento più utile per capire noi stessi e il mondo, e amarla vuol dire sentirsene protetti e prendersi cura delle nostre vite, dar loro un senso tra le storie, nella Storia.
Pembroke University, Carolina del Nord. Il luogo in cui convergono le vite di Laura, David e Sarah e dove ha origine un conflitto tra passione e lealtà, amore e amicizia. Inizia qui la storia di un triangolo dall’esito inaspettato, che esplora il senso delle relazioni di coppia e che si interseca con un viaggio reale e letterario alla ricerca di identità e radici, e della forma giusta d’amore per ciascuno. Un viaggio tra gli archivi polverosi delle case di Park Slope a Brooklyn fino all’Antico Caffè San Marco a Trieste, sulle strade della Croazia e della Serbia fino agli estremi confini del vecchio continente, seguendo il corso del Danubio, attraverso la Mitteleuropa fino ai territori del genio tolstojano. “Il tempo della nostalgia” ripercorre la geografia sentimentale di un luogo e di un tempo perduti nella memoria, e di un concetto fondamentale: che cos’è l’Europa, perché è la letteratura a darle identità. Un’opera controcorrente, un romanzo-fiume attraversato da personaggi reali e immaginari, che nelle loro partenze e nei loro ritorni ci mostrano che è giusto accettare le nostre fragilità, senza la pretesa di una felicità assoluta. Un libro che ci ricorda che la letteratura stessa è viaggio, lo strumento più utile per capire noi stessi e il mondo, e amarla vuol dire sentirsene protetti e prendersi cura delle nostre vite, dar loro un senso tra le storie, nella Storia.
Natàlia Romaní è una giornalista e autrice spagnola. Nata a Tarragona, ha viaggiato diversi anni, dedicandosi al giornalismo e lavorando a Bruxelles, Roma, Skopje e Parigi.

La donna dalle cinque vite, di Alexandra Lapierre, E/O edizioni 2023, traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca, pp. 720
Mura ha attraversato mille mondi. Aristocratica russa, si è chiamata Marija Zakrevskaja, signora Benckendorff, baronessa Budberg… È stata la passione di un agente segreto britannico, la musa di Maksim Gor’kij, la compagna di H.G. Wells e l’anima dell’intellighenzia londinese. Ha conosciuto tutti i grandi del Novecento, dallo zar a Stalin, da Churchill a de Gaulle. Alcuni ne hanno decantato il coraggio, il calore e la fedeltà. Altri l’hanno accusata di essere una bugiarda. Tutti sono però d’accordo su un punto: Mura era l’incarnazione della vita, la vita a qualunque costo.
Per tre anni Alexandra Lapierre ha rovistato nelle biblioteche del mondo intero sulle orme della sua eroina calandosi nelle contraddizioni del personaggio per tratteggiare un magnifico ritratto di donna. Il suo talento di romanziera e il suo sguardo lucido e benevolo ridanno vita a una quantità di figure appassionanti e fanno luce su ampi lembi della grande Storia.
Marija Zakrevskaja detta Mura nasce alla fine dell’Ottocento da nobilissima famiglia russa. Cresce nei fasti dell’aristocrazia, tra i palazzi e i balli alla corte dello zar. A diciott’anni si sposa con un nobile estone diplomatico a Berlino. Mura è bella, giovane, colta, oltre il russo parla inglese, tedesco e francese. Diventa subito una star dell’alta società internazionale, allaccia rapporti con tutti, racconterà perfino di aver ballato il valzer con il Kaiser Guglielmo II, frequenta le ambasciate e trascorre le estati nel castello di famiglia in Ucraina o in quello del marito in Estonia. Poi, nel 1917, scoppia la rivoluzione russa. Mura ha ventiquattro anni. Di colpo il suo mondo si trasforma. La Russia di Lenin non è quella dello zar, i nobili sono perseguitati, aggrediti, uccisi, costretti alla fuga. Gli eventi si susseguono in maniera turbinosa. Mura finisce tre volte nel terribile carcere della Lubjanka e tre volte se la cava miracolosamente. Motivo per cui l’Occidente la accusa di essere una spia dei russi e i russi di essere una spia al soldo dell’Occidente, un marchio che la segnerà per tutta la sua lunga vita. E poi ci sono tre grandi storie d’amore: la lunga relazione con Gor’kij, la grande passione di un agente segreto britannico, l’unione con H.G. Wells.
Alexandra Lapierre, Autrice di biografie e romanzi incentrati su grandi personaggi dimenticati della Storia, soprattutto donne, Alexandra Lapierre è stata recentemente premiata dall’Académie Française, mentre l’Académie Goncourt ha scelto Belle Greene come libro dell’estate 2021. Nota per il suo impegno nel valorizzare l’immagine della donna nella società attraverso i suoi indimenticabili ritratti, Alexandra Lapierre vive oggi tra l’Italia e la Francia.

La ragazza di Marsiglia, di Maria Attanasio, Sellerio editore 2018, pp. 400
Il ritratto dell’unica donna che partecipò all’impresa dei Mille: l’immagine del Risorgimento perduto, della sua parte sconfitta e più bella, in un romanzo sulla libertà di pensiero.
Chi sfogliasse L’album dei Mille, galleria fotografica degli eroi dell’impresa garibaldina, al n. 338 troverebbe la foto di Rosalia Montmasson, l’unica donna che s’imbarcò alla volta della Sicilia. Chi era quest’oscurata protagonista del Risorgimento? Una ragazza che incontra e si innamora di un giovane rivoluzionario pieno di sé, e per amore lo segue in tutte le avventure fino a quando lui l’abbandona? Oppure un’intransigente repubblicana che si lega a un patriota, che alla fine ne tradisce gli ideali?
Per vent’anni Rosalia Montmasson fu moglie di Francesco Crispi, che seguì in tutti gli esili, condividendone azione e utopia, senza paura e senza riserve, facendosi cospiratrice e patriota al servizio della causa mazziniana. Si erano incontrati a Marsiglia: lui esule in fuga dalla Sicilia borbonica, lei lavandaia stiratrice che si era lasciata alle spalle l’asfittico paesino d’origine dell’Alta Savoia. Diventata mazziniana anche lei, entrò a poco a poco nella vita di riunioni e di azioni clandestine di lui, perfino le più rischiose e forse terroristiche, giungendo ad assumere un proprio ruolo, stimato anche da Mazzini.
Poi l’impresa garibaldina, l’Unità, e la svolta monarchica di Crispi. Le divergenze e i contrasti tra Francesco e Rosalia si accentuarono, ormai la ragazza di Marsiglia è solo un impiccio sentimentale e politico per lui, che nel 1878 – divenuto potente ministro – riuscì con cavilli formali e l’avallo di una compiacente magistratura a farsi annullare il matrimonio. Da quel momento, Rosalia Montmasson fu fatta sparire dalla vita di Crispi, dai libri, e dalla memoria collettiva, una totale rimozione dalla storia risorgimentale che si è protratta fino a oggi; a lei Maria Attanasio, in questo avvincente romanzo storico, restituisce voce e identità, recuperando anche una sommersa e avventurosa coralità di oscuri eroi.
Con un ritmo narrativo di inchiesta letteraria su una vicenda nascosta del Risorgimento, la scrittrice ne ha cercato le tracce, ripercorrendo i luoghi, scavando tra cronache e documenti, appassionandosi alla vita di questa donna dal temperamento straordinario, ribelle a ogni condizionamento e sudditanza. E ce la racconta in un romanzo sulla libertà di pensiero, che è quasi una storia al femminile sul processo unitario italiano: il ritratto in grande di una donna in grande, dipinta quale immagine del Risorgimento perduto, della sua parte sconfitta e più bella.
Maria Attanasio (Caltagirone, 1943) collabora a riviste e giornali. Ha scritto poesie (Interni, 1979; Nero barocco nero, 1985; Eros e mente, 1996; Amnesia del movimento delle nuvole, 2003) e saggi. Con questa casa editrice ha pubblicato Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile (1994), Piccole cronache di un secolo (1997, con Domenico Amoroso), Di Concetta e le sue donne (1999) Il falsario di Caltagirone (2007), Il condominio di Via della Notte (2013), La ragazza di Marsiglia (2018) e Lo splendore del niente e altre storie (2020).

La ragazza con il compasso d’oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet, di Paola Cosmacini, Sellerio editore 2023, pp. 272
Questa biografia vivace e documentata accompagna il lettore nella società aristocratica della prima metà del XVIII secolo e offre il ritratto di una donna che anticipa i temi dell’emancipazione femminile, rivendicando il diritto all’uguaglianza e a una educazione libera da pregiudizi.
Émilie du Châtelet (1706-1749) fu una delle personalità più straordinarie del suo tempo. Scrittrice, traduttrice, donna colta e curiosa, si intendeva di filosofia, fu memorabile soprattutto per la storia della scienza: matematica di genio riconosciuto e scienziata sperimentale, con le sue pubblicazioni e traduzioni aiutò a diffondere in Europa il «newtonianismo». Figlia di un barone funzionario di corte e moglie di un marchese appartenente all’alta aristocrazia, univa in sé le più preziose caratteristiche delle classi fortunate della sua epoca: femme savante in anni in cui la diffusione dei saperi apriva alle donne accademie e biblioteche, sempre in movimento tra la Parigi frenetica, i suoi castelli e altri tranquilli ritiri, benevola e amichevole nei salotti mondani, frivola quando ciò la ispirava.
Nel 1733 l’incontro con Voltaire, da cui nacque un legame sentimentale e soprattutto intellettuale.
Paola Cosmacini è medico ospedaliero specialista in radiologia, ma si occupa anche di paleoradiologia, storia della medicina e storia di genere. Oltre ad articoli scientifici e divulgativi, ha pubblicato Alla ricerca dell’arte necessaria. Storia di un medico, di un papiro e di una mummia (Roma 2009), Il medico delle mummie. Vita e avventure di Augustus Bozzi Granville (Bari 2013), Il medico d’oggi è nato in Egitto. Alle origini del pensiero medico moderno (Padova 2015), Paleoimaging (Roma 2018), Un legame sottile. Madame Boivin, Monsieur Tarnier e l’ostetricia (Milano 2019) e Senza talismano. 21 ricordi da lasciare in cucina (Napoli 2020).

La rilegatrice dei libri proibiti, di Belinda Starling, Neri Pozza 2015, traduzione dall’inglese di Massimo Ortelio, pp.445
È il 1859 a Londra, e sir Jocelyn Knightley coltiva il sogno di liberare la società dalle “pastoie del ritegno” e della morale, collezionando i libri che i puritani dell’epoca vorrebbero bruciare tra le fiamme dell’inferno: il Decamerone, il Satyricon di Petronio, l’Ars Amatoria di Ovidio… A rilegare quei libri con preziose pelli e fodere scarlatte è, in barba a tutte le leggi della corporazione dei legatori che vietano il lavoro alle donne, Dora Damage, la giovane moglie di Peter Damage. Le sue originali rilegature, così morbide e seducenti, suscitano l’entusiasmo di sir Knightley, della filantropica e ambigua Lady Sylvia e della cerchia dei suoi amici: i “Sauvages Nobles”. Ma non finisce forse puntualmente nei guai chi entra in una “società del vizio”? Romanzo storico, che ci restituisce impeccabilmente i conflitti di sesso, razza e classe dell’età vittoriana. “La rilegatrice dei libri proibiti” ci offre, con Dora Damage, un’eroina moderna che non esita a infrangere le regole e i tabù della Londra del XIX secolo, la città più grande del mondo, in cui gli ideali più nobili si accompagnano alle miserie più sordide.
Belinda Starling viveva a Wivenhoe, nell’Essex, con il marito e i figli. È scomparsa nell’agosto del 2006, all’età di 34 anni, per delle complicazioni sorte dopo un intervento chirurgico. Aveva appena completato il manoscritto della Rilegatrice dei libri proibiti, il suo primo romanzo.

La resa, di Jelena Lengold, Voland edizioni 2022, traduzione dal serbo di Elisa Copetti, a cura di Alice Parmeggiani, pp.176
Una ragazzina senza nome trascorre l’infanzia in una cittadina di provincia con i genitori e il fratello più grande. Ma la malattia e poi la morte della madre, l’infedeltà e l’alcolismo del padre compromettono un già fragile equilibrio, finché il conflitto tra i due uomini della famiglia sfocia in un drammatico epilogo e in un voto di silenzio tra fratelli… Un trittico che racchiude le tre stagioni della vita di una donna, scandita tra infanzia, giovinezza e maturità. Una complicità non voluta, opprimente e inconfessata, intercetta e vanifica ogni legame e impulso. Di tanto in tanto però una voce interiore turba la superficie di un’esistenza stagnante e si ribella a un destino di silenzio, solitudine, rimorso e rassegnazione: tutte sfumature della resa.
Nata nel 1959 a Kruševac, Jelena Lengold è tra le voci più significative del panorama letterario serbo. Ha pubblicato diverse raccolte di racconti e poesie e due romanzi. Nel 2011 ha conquistato il Premio dell’Unione Europea per la letteratura con Vašarski Mađioničar, tradotto in dodici paesi (in Italia Il mago della fiera, Zandonai, 2013). La resa, uscito in Serbia nel 2018, si è aggiudicato il Premio della città di Belgrado per la letteratura.

La buona condotta, di Elvira Mujčić , Crocetti editore 2023, pp.240
All’indomani dell’indipendenza del Kosovo, in un piccolo paese sul confine si tengono le elezioni per il sindaco. Gli albanesi sono 1362, i serbi 1177. Cosa accade se a essere eletto è un serbo che vuole andare d’accordo con gli albanesi? Succede che a Belgrado non va per niente bene, e mandano un nuovo sindaco che continui a soffiare sul fuoco della rivalità etnica. Il suo arrivo non porta solo scompiglio politico, ma stravolge le vite dei protagonisti. Quella di Miroslav, il sindaco eletto, forse nato nell’angolo sbagliato del pianeta, visto che detesta i toni accesi ed è terrorizzato dai conflitti. Quella di Nebojša, spedito dalla capitale per fare l’antagonista obbediente e salvarsi da un passato pieno di ombre, e che invece fa deflagrare gli ingranaggi di un sistema assurdo. Quella di Ludmila, la ragazza che credeva nell’amore e per questo era stata considerata pazza, Ludmila che si difende dalla realtà mandando a memoria le vite degli altri e inventando filastrocche. A partire da un fatto realmente accaduto, Elvira Mujčić dà vita a una storia emozionante dove i personaggi combattono per sfuggire il destino che la Storia, la politica o i benpensanti disegnano per loro. Il passato recente, la guerra mai capita e mal conclusa, i rancori e le manipolazioni pesano su di loro, che però lottano per rimanere fedeli a sé stessi. Mostrandoci così che un futuro migliore può sempre sorgere anche nelle condizioni più avverse, grazie a singoli uomini e donne, a dispetto dei governi.
Elvira Mujčić, nata nel 1980 in Serbia, vissuta tra Bosnia, Croazia e Italia, è una scrittrice e traduttrice italo-bosniaca. Laureata in Lingue e Letterature straniere, è autrice dei romanzi Al di là del Caos, E se Fuad avesse avuto la dinamite, La lingua di Ana, Dieci prugne ai fascisti (Elliot edizioni, 2016).

Il tavolo blu, di Manuela Costantini, Morellini editore 2023, pp. 264
Mirna vive ad Amalbena, una piccola città sul mar Adriatico. Ci è arrivata da bambina, insieme a sua madre Diana, che ora è morta. Mentre cerca di raccogliere i pezzi e affrontare il lutto insieme al suo patrigno, incontra Rachele, che ha da poco preso in gestione un ristorante in città. Si è trasferita per ricominciare, un’altra volta. Quando Mirna entra nel ristorante di Rachele e va a sedersi al tavolo blu, le due scoprono di avere molto in comune: Diana. Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, hanno vissuto diciannove anni in simbiosi come sorelle, nonostante non avessero neppure un gene in comune. Tra Rachele e Mirna nasce un rapporto fatto di confidenze, avvicinamenti e distanze. Tra loro lo spettro del ricordo di Diana, sempre presente.
Manuela Costantini è nata a Giulianova sul mare d’Abruzzo. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Per i Gialli Mondadori ha pubblicato diversi racconti e il romanzo Le immagini rubate, con il quale ha vinto il Premio Tedeschi nel 2014; il romanzo breve Quasi sempre a ottobre, biografia romanzata della serial killer Milena Quaglini, e il romanzo Le scelte imperfette.

Parole d’altro genere. Come le scrittrici hanno cambiato il mondo, di Vera Gheno, Rizzoli 2023, pp. 480
Per secoli le donne hanno nascosto le proprie parole dietro a pseudonimi o non le hanno pubblicate affatto, affidandole ai posteri. Lo testimonia la presenza delle scrittrici nelle antologie scolastiche di oggi, ridotta, per dirla coi codici cromatici cari alla tradizione, a una sfumatura rosa su un cielo tutto azzurro. Lo abbiamo considerato naturale, magari anche giusto (non sarà che le donne scrivono peggio degli uomini?), eppure, se guardiamo sotto il pelo dell’acqua, scopriamo che il sommerso, ovvero le parole che le donne non hanno mai smesso di scrivere, ha cambiato il mondo, con la bellezza dirompente della letteratura. La raccolta Di Vera Gheno racconta queste parole attraverso le pagine affilate e sublimi delle donne che nella storia hanno fatto sentire la loro voce. Scopriamo così che l’indipendenza delle amazzoni di Christine de Pizan è, già nel XV secolo, così profonda da portarle a bandire gli uomini dalla propria terra; impariamo da Lady Mary Wortley Montagu che l’esplorazione per una donna del Settecento ha significato allargare il proprio orizzonte fino a introdurre pratiche rivoluzionarie come la vaiolizzazione nella medicina occidentale; ci lasciamo sedurre dall’idea assolutamente contemporanea che Virginia Woolf ha del genere come qualcosa di non immutabile, al punto che il suo Orlando si sveglia trasformato in donna senza alcun turbamento. Con una selezione originale e unica di testi – che parte da Saffo e passa per Zelda Fitzgerald, Margaret Mitchell e molte altre – Vera Gheno costruisce un dizionario invisibile che attraversa epoche, continenti e generi (non solo letterari), e ci guida in un viaggio nella cosiddetta scrittura femminile. Per scoprire come le donne hanno contribuito a trasformare il modo in cui pensiamo, e si sono guadagnate sul campo il loro posto tra i classici.
Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice dall’ungherese, ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca lavorando nella redazione della consulenza linguistica e gestendo l’account Twitter dell’istituzione. Insegna all’Università di Firenze, dove tiene da molti anni il Laboratorio di italiano scritto per Scienze Umanistiche per la Comunicazione, e in corsi e master di diversi atenei italiani. È autrice di articoli scientifici e divulgativi e per Einaudi ha pubblicato Potere alle parole (2019) e Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (2021).

A proposito di scrittrici, giusto il giorno prima della festa della donna è uscito l’ultimo libro di Mia Another: hai mai letto un suo romanzo?
Me gustaLe gusta a 1 persona