(Blog di Giusy Di Maio)
L’approfondimento che propongo oggi al lettore concerne un difficile campo di analisi; la difficoltà non è solo in chi si trova ad operare nello specifico settore (la giustizia minorile), quanto soprattutto in chi da “osservatore esterno”, si trova a dover analizzare il difficile ambito caratterizzato dai minori che per un dato motivo si trovano ad incontrare e ad entrare nel circuito della giustizia.
Esporrò di seguito le realtà e le proposte di intervento che si sono rese possibili in conseguenza al cambiamento del quadro normativo avviato dal nuovo codice di procedura penale per i minorenni. Questo processo di cambiamento ha comportato una ridefinizione dell’assetto organizzativo e gestionale dei servizi dell’amministrazione della giustizia minorile.
Il sistema dei servizi della giustizia minorile rappresenta, infatti, l’area di supporto all’implementazione delle linee, delle strategie politiche e, più specificatamente, delle decisioni prese dall’Autorità giudiziaria nell’ambito della competenza penale. Ai preesistenti servizi (come l’Ufficio di servizio sociale e l’Istituto penale) si affiancano nuovi servizi, come il Centro di prima accoglienza, la Comunità educativa, i Centri diurni polifunzionali, titolari della nuova filosofia dell’azione penale e di tutte le misure penali in area esterna, che rappresentano l’attuale tendenza di politica preventiva in Italia (Mastropasqua, Scaratti, 1998).
Che cos’è e che funzione svolge l’Ufficio di servizio sociale?
L’Ufficio di servizio sociale costituisce il servizio che accompagna il ragazzo nel suo percorso penale (dall’inizio alla fine). Opera sulla base di un mandato istituzionale che ne prevede l’immediata attivazione dal momento in cui, a seguito di denuncia, un minore entra nel circuito penale. Il nuovo codice prescrive l’attivazione del suo intervento nei confronti del minore entro 96 ore dall’inizio del suo stato d’arresto e di fermo. L’Ufficio cura -inoltre- il progetto educativo del minore in misura cautelare non detentiva, gestisce la misura della sospensione del processo e della messa alla prova e segue complessivamente tutte le misure alternative e sostitutive. Svolge altresì compiti di assistenza in ogni stato e grado del procedimento e predispone la raccolta di informazioni utili per l’accertamento della personalità del minore su richiesta del P.M.
E l’Istituto Penale?
L’Istituto penale (spazio originariamente preposto all’esecuzione della misura cautelare detentiva e della pena), vede una sua ridefinizione organizzativa più funzionale ad un’azione educativa sempre più integrata con i servizi della giustizia minorile e del territorio.
Centro di prima accoglienza, Comunità educativa, Centri diurni polifunzionali.
Centro di prima accoglienza: (CPA) è una struttura filtro che ospita i minori arrestati e fermati (per un massimo di 96 ore) in attesa dell’udienza di convalida. Si tratta di un servizio finalizzato ad evitare l’impatto con il carcere e che si connota strutturalmente come una casa dove gli operatori minorili accolgono, informano, sostengono il minore e avviano una prima prefigurazione del progetto educativo, se il minore resterà nell’area penale.
Le altre nuove tipologie organizzative, comunità e centri diurni polifunzionali, rappresentano servizi di supporto all’intervento in area penale esterna e vedono attualmente prevalere la formula del convenzionamento o della cogestione con le forze del privato sociale.
Centro polifunzionale di servizi: indica una struttura situata nei territori di competenza dei diversi centri per la giustizia minorile. Tale centro si compone di diversi servizi: Servizio di prima accoglienza, Servizio sociale, Servizio diurno polifunzionale, Servizio comunità, Servizio controllo rafforzato. Appare ipotizzabile, per il prossimo futuro, che i primi due servizi evolveranno coerentemente con gli sviluppi dell’innovazione in corso. Il servizio diurno rappresenta, invece, l’espressione più immediata dell’obiettivo di garantire continuità con l’esterno. Tale struttura, infatti, non è riservata esclusivamente agli autori del reato, ma si rivolge ad un’utenza mista che accede alle attività proposte tramite invio del territorio (scuole, parrocchie, servizi sociali territoriali ecc.). Gli ultimi due servizi, costituiscono quelli più direttamente organizzati in forma istituzionale secondo modalità contenitive, diversamente articolate sulla base delle caratteristiche del ragazzo, della sua posizione giudiziaria o problematicità presentate.
Il servizio di controllo rafforzato sostituisce l’Istituto penale ma, sostanzialmente, ne ripropone la logica per tutti quei casi che non possono accedere ad ipotesi meno strutturate.
I servizi comunità si differenziano, al loro interno, fra comunità filtro, con funzioni di accoglienza, inserimenti comunitari a medio e lungo termine e comunità protette, rivolte a quei ragazzi per i quali risulta inadeguato o prematuro il collocamento presso strutture territoriali.
La nuova articolazione dei servizi e la complessità della proposta organizzativa (sempre più orientate ad un’apertura al territorio di appartenenza del minore a rischio e/o che delinque) richiede la valorizzazione della multidisciplinarietà e la specializzazione delle figure che si occupano del ragazzo, l’interazione con i servizi e le professionalità del territorio, ma soprattutto la fluidità sia di circolazione interno-esterno, sia di passaggio del minore fra strutture e servizi.
Si fa presto a dire “delinquenti” ma non è mai tardi per attivare una rete di prevenzione e supporto sociale dove, tramite un lavoro d’equipe multidisciplinare: si fa.
Questi sono i nostri ragazzi: figli, amici, fratelli, sorelle -piccole madri e padri talvolta- che meritano di essere accolti, contenuti e reindirizzati.
Anche quando entrano, per qualsiasi motivo, nel circuito penale.
Qualcuno da qualche parte ha fallito, cerchiamo di non fallire -ancora- noi.